POESIE NEL VENTO DI UNA CARTA DI GELATO
NEL VENTO DI UNA CARTA DI GELATO
CAPITOLO ICS
Dove le balene vengono a farsi accarezzare la testa e il fianco
* * *
INSOMMA: PROLOGO
(SEMPLICI ISTRUZIONI DA VITA VISSUTA)
L'amore non picchia,
Nè sul di fuori nè sul di dentro
L'amore non manda via da casa
L'amore non rinfaccia
E non sa pensare
L'amore non si organizza
L'amore piove, da un fuori che è dentro
E tramite il respirato emana svolando.
Amore non ha spiegazioni
perchè non ha mente e voce
E comincia esattamente dove la logica finisce
E non può cambiare idea
Perchè non ne ha
Soprattutto non organizza matrimoni, dai.
Il biglietto. anonimo, termina con queste parole:
No face
No name
No number
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I NUMERI DA GIOCARE (NOSTROCUORE)
Tornandoacasalanottedelmiocompleannoperlestradeoradesertedelquartiereavvoltedallanebbiaguidandoinessachefiocaleluciascoltandomusicareggaeavolumeidoneotemperaturaesternamenoduestobenegrazienostrafortunaėgrandecomenostrocuore.
Numeri da giocare: 17 57 67
* * *
IPATOA DI NOI
Venere scarmigliata Venere
Cosa dà il sentore al mare
Della bellezza e dell'oltranza
Dell'essere lì per non andare più via.
Avrei voluto arrivare sulla moto
colore preciso del cielo di Fanes
La barba lunga e il gabbiano fermo nel vento
Impresso in un angolo del cielo
dello specchio blu degli occhiali,
incastrati sulla faccia come Ulisse.
Ti saresti innamorata, lo so, perdutamente
Venere che dai il sentore al mare
Della bellezza e dell'oltranza
Dell'essere lì per non andare
Mai più via
Venere di Ipatoa di noi
Prepotenza di giovinezza
Voglia di vita
Ascolto sempre, se mai dicessero che devi arrivare,
Magari col prossimo treno
O col prossimo temporale.
Il mio costume è sbiadito e fuori moda e pieno di ricordi e un ciuffo d'alghe e sabbia
I capelli. Ma
Ho come mantello un telo
di cittadinanza onoraria riminese,
tessuto in un tempo di eroi lontani
Che quello eravamo, senza saperlo
E c'era chi ci amava e non gli abbiamo creduto,
Il resto sono anni di psicoanalisi e un fiume di sangue da Bologna fino alla luna.
Ho due minuti lunghi da giocare sul finale del giorno,
due biglietti per entrare gratis nel tramonto.
Chiuderemmo il cerchio...
Ti renderei la tua giovinezza
imprigionata nel pareo d'oro, argento, salsedine e conchiglie
Che un antico dio olimpico con un colpo di vento
ti portò via per poterti guardare
E che da lui comprai a caro prezzo,
per via della sua proprietà magica
di farmi resistere al parlare d'amore delle sirene del ricordo.
Di quando mangiavi il gelato e gli occhi erano due archetti
Uguali a quelli dei personaggi dei nostri fumetti.
Onda onda onda che arrivi e già te ne vai
E nulla di tutto questo basta a tenerti
Volano nel cielo stellato i kite-surfers
E gli amanti incastonati
Pennellando azzurritudini.
* * *
I CAMMINI PARADIGMATICI DELLA BELLEZZA
Poca cosa più cardiaca che sentire di notte gli uccelli cantare
Nessuna più teatro
della luna sul mare
Pura bellezza invece
Le orecchie al vento che corre con il cane.
Il rumore della pioggia sul tetto della macchina
e noi dentro a smettere di parlare
per guardarci senza staccare gli occhi dagli occhi.
Un arancio carico di frutti
Svegliarsi con un raggio di sole sulla faccia
La mano che gioca con l'aria
fuori dal finestrino
L'odore di tegole e gerani
sui tetti di via Gombruti.
E ancora guardare
La neve nevicare.
* * *
AVVENTO (51223)
Nemmeno lo ricordo
L'ultimo Natale insieme
L'ultima volta
che ci siamo scambiati
Uno sguardo e un sorriso
Di quelli vecchi
Di quelli "di una volta".
Ma so che se ci penso sento
Qualcosa che punge
la bocca.
* * *
MONDO MINORE
Sono rimasto io, no problem
A far suonare Alfie alle corde, goccia a goccia
Con le note come lacrime
Che mi cadono sui piedi e a restare così,
A sentire quel respiro girare,
In un punto cranico preciso dietro gli occhi. .
Nelle 4.40 del mondo
Un filo di voce dalla radio
Il fiore del tramonto
trema ora nel buio.
Mattino in agguato
Tutto è pronto.
* * *
SOGNO OCCIDENTALE
Un re di pietra
Seduto su un trono
Mi guarda dal fondo della grande sala.
Non conosco il suo nome.
(Le fnestre sono archi ombrosi di un chiostro. Polvere, semioscurità, interrogativi. Sembrerebbe un rebus. Non conosco il suo nome...)
* * *
BARK
La complessità del giorno,
Nebbia, vento e panni stesi volanti,
Pare Transilvania oggi il mondo.
Si incammina un uomo dentro l'alba grigia
Lampeggia un macchinone
Schiavi senza domande, entrambi.
Lasciammo passando
Giorno dopo giorno nelle cose
Il nostro tempo a scadenza che
curvo pipistrellante Dracula
Si nasconde dietro alle siepi, (è suo il mantello visto di sfuggita)
fa un segno alla lepre dei giardini
con l'indice sulla bocca
La lepre ride.
Fra poco i ragazzi delle medie
Reciteranno il loro controvoglia quotidiano.
In un che di Vivaldi,
Adagio dell'Inverno guardo
I colli angolati delle persone alle fermate.
Consolarsi in un telefono.
Sei felice?
Volano i panni stesi e le fronde e i giorni.
Ti viene voglia
di stranire il mondo
* * *
BURDĖLA DE VISERBAHIA
La ragazza di Viserbahia, vestito rosso lungo
fino alle ruote
Sfreccia sbracciata su un monopattino.
Sbandierando, il drappo
Stampa la posa,
La bellezza ferma delle gambe.
Pare uno spirito, bionda
Scorre sullo sfondo del lungomare
Sfreccia immobile statua del Compianto
All'ora degli aperitivi
Scansando vagabonde
figure bruciate.
* * *
BIANCA
Un rettangolo e un cerchio
Rimini da qui, vista spiaggia
Sfondo per passanti filosofi
Cani felici, gabbiani d'altura
Ad annusare il mare che diventa blu petrolio.
Tutti i viventi Indistintamente meditando
Agli ultimi fotoni.
Bianca.
* * *
LA MAGLIA DEL CHITARRISTA
Meglio magro
Con la chitarra un po' bassa, sgraffiata
Magari un distratto foulard
Gli occhi tristi degli abbandonati rifiutati traditi ingiustamente perseguiti deportati
sgridati
Come tanti, insomma
Infatti non ha muscoli da mostrare
E il profilo piega.
Il chitarrista ha una ventiquattrore di poesie
Nel baule della macchina e nasconde
Il suo dolore in un assolo, così che la gente gli dirà che è bravo.
Il chitarrista una volta
Ha anche sorriso
E il sorriso è diventato il crampo di un amore finito,
Sulla faccia di adesso.
La maglia del chitarrista ha uno sdrucio
All'altezza della scapola sinistra.
Ė quello il segno
* * *
LEZIONE DI STORIA
(Pericolo di annegamento, un cartello in tutte le lingue all'ingresso del Parco.)
Quando i Greci risalendo il Reno
All'improvviso videro alberi di eleganza
Accesi di luce bianca dalla Primavera
E lo zingaro che stava a fissarli con aria di sfida
a mani nude sulla riva sotto uno strano cappello
con sotto uno strano sguardo
e un unico dente
lucente nel tramonto,
Scesero dalle navi nere
Come si fa quando si arriva dove nessuno ti conosce
E puoi ancora essere quello che sei
E chiudendo gli occhi sognare,
Sentire che quel posto ti appartiene e tu a lui.
Al Caffè di Alice si conosce bene lo zingaro,
Vive da mille e passa anni in una crepa nel cemento
Alla base di traliccio non più esistente,
avendo rifiutato un affitto nelle case popolari.
Lui ha visto
le battaglie tutte
E ancora vede, se stringe gli occhi
I guerrieri volteggiare e morire.
Si sente, in certe giornate di Aprile
Il respiro di un mare lontano
portato da vele invisibili
E un vecchio mitra sommerso
Nascosto da ragazzi Partigiani nel greto
Ogni anno, quel giorno, riaffiora.
* * *
DIARIO
Seme del nostro noi che muore
In uno straccio di incubi rotti e sogni
di non riuscita
Esiti sorprendenti del dolore
le giovani vite
E com'ė bella Bologna
Vista passando
Dall'autobus sparato nell'afa
Con le case arancioni le chiese e i campanili.
La geometria sacra manifestando in risultati strepitosi
un travisato senso di Dio.
Torno alle lepri e alle cicale del mio quartiere
Ai canti gregoriani e alle rondini dei mattini d'estate
Nel deserto barbaro e buono.
Se sono qui, ci sarå un motivo.
Comunque mi giri, oggi
Pare che sbagliando tutto,
l'uomo tocchi la vita.
* * *
KING OF THE BEACH
Con foglia di acanto
Sulla tomba del re della spiaggia
Su una lapide di piada secca dura come la pietra
Epitaffia uno scontrino del bar Katia
(il conto è per quattro)
Con scritto sotto
Era uno come tanti,
In fondo era riuscito a sembrarlo...
Nessuno però sa
Dove sia sepolto, probabilmente al largo, sotto due metri di sabbia
Ė solo nell'asprezza del linguaggio del bagnino
Che ogni tanto se ne se ne trova parola,
quando lui sente tutta la tristezza del mondo
E maledicendo "il ragazzo", così lui chiama il mare,
bestemmia in dialetto tutto e tutti.
E così facendo, gli sfugge qualche dettaglio.
Dicono di averlo visto bere la luna
E picchiare il sole con un remo
Del moscone rosso.
"Uno scoglio al 14!"
Un grido lontano
Un cosmo fa
Un'epopea romagnola
Di sboroni universali
a cui nessuno più crede
e che non interessa più.
Passa sui nostri castelli
Implacabile il rastrello
E a notte
Fantasmi spettinati stracci
Sulla spiaggia.
NOSTOS
Lì di notte
In quel sentirsi appena delle chitarre elettriche spente,
In quell'odore d'ombra
Aria nell'aria,
stereofruscio come di piccole onde di mare tranquillo,
Lī ogni notte
Piegato come un aereo di carta
Passa uno spartito invisibile,
se proprio non ci fai caso,
Vogliamo dire stanotte ancora cosa
al mondo a quest'ora?
Sicchè ripenso alla mia casa lontana sul confine
A un momento di bene
da bambino comunista tra i miei simili
Gli abitatori delle case uguali
Scarpe e mamme uguali
Giocando sugli stessi identici pavimenti
O nell'ugualitudine dei cortili
Nelle periferie che ci sembravano infinite.
Frontiera memorabile, attracco di speranze di bene,
Intrisa dei nostri futuri di allora8
Grembiulini neri e sassate sibilanti,
Accompagnavo mia madre a fare la spesa
Attraverso il campo delle margheritone gialle,
Spingendo strenuamente la mia carriola di plastica rossa
Per dare una mano alla famiglia.
Frate Giovanni dove ci siamo già visti...
Era un altro sole di sicuro.
Anche tu qua, in questo porto di mare
dove scorrono persone come fotogrammi
Dove qualcuno non vuole che finiamo il libro
e ci manda il sonno nemico.
L'aeroplano di carta che passa nello Zodiaco
Da inseguire, la mitologia degli ultimi
La fila delle note
Fino a casa.
NEL VENTO DI UNA CARTA DI GELATO
C'è un vento
Che tutti ci disperde
Nell'estate
Un bacio sulla guancia
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